Cenni
storici sui colori
Anche
se tra i principali studiosi dell'argomento troviamo J. Ott, F. Birren,
M. Luscher, C. Widmann, W. Bernasconi, non va dimenticato che i colori
avevano già sortito una certa fascinazione su personaggi del calibro di
Goethe, Steiner, Jung. Finsen, fondatore della cromoterapia razionale,
proprio per le sue ricerche sulla luce e sui colori nel 1903 ha ricevuto
il premio Nobel per la medicina.
Tra la
fine del 1700 e gli inizi dell'800
Goethe fu il primo a portare
l'attenzione sul fatto che i colori sono una creazione della nostra
mente. Autore di una teoria dei colori ripresa più tardi da Steiner (il
fondatore dell'Antroposofia), ad un determinato colore corrisponde un
particolare stato d'animo. Per i simbolisti, invece, come lo
psicanalista Jung, il colore assume un certo significato in quanto
collegato ad immagini inconsce.
Dagli
inizi dell'800 in poi un gran numero di scienziati, pittori e critici
d'arte si interessarono alla questione della visione dei colori. Diverse
ricerche scientifiche finirono per influenzare, in maniera più o meno
diretta, il lavoro di alcuni artisti tra i quali
Eugene Delacroix,
William Turner,
George Seurat. Sulla base dei
risultati delle loro ricerche, diversi scienziati e studiosi,
costruirono dei veri e propri atlanti dei colori, che avrebbero dovuto
servire da riferimento a chiunque, nel suo lavoro, avesse a che fare con
il problema di dovere definire con esattezza le sfumature dei colori e
le loro relazioni reciproche.
Nell'800, grazie alle ricerche di Von Helmholtz e di Maxwell, nacque la
scienza del colore, detta colorimetria. Scopo della colorimetria è di
misurare e classificare i colori secondo sistemi standard e facilmente
adoperabili.
Michele
Eugene Chevreul (1786-1889) fu, fra gli scienziati che si occuparono del
colore, probabilmente quello che influenzò maggiormente la storia
dell'arte. Le sue leggi sull'influenza reciproca dei colori e il suo
sistema di classificazione dei colori, furono studiati e applicati da
pittori come Delacroix, Degas, Seurat e Signac.
Chevreul
era un chimico di fama, che nel 1824 venne incaricato da una grande
azienda di tessuti, la Gobelin, di occuparsi dei problemi relativi
all'uso delle tinture industriali sui tessuti. Nell'800 erano state
inventate delle nuove tecniche di colorazione a stampa dei tessuti.
Studiando le combinazioni di colori sui capi prodotti dalla Gobelin,
Chevreul si accorse che certe tonalità di rosso, se venivano accostate
al verde risultavano vivaci, mentre se accostate al giallo tendevano ad
essere più spente. Chevreul si rese conto, insomma, che due colori
accostati tra di loro tendevano a tingersi l'un l'altro del
corrispettivo colore complementare. Chevreul realizzò un cerchio dei
colori in cui erano riportate 72 sfumature di colore alla loro massima
saturazione, tale strumento avrebbe dovuto aiutare chi per mestiere si
trovasse a lavorare con i colori (pittori, tintori di stoffe).
Il
fisico tedesco Hermann Von Helmholtz (1821-1894) fu uno dei grandi
scienziati del XIX° secolo. Formulò le leggi della conservazione
dell'energia, condusse degli importanti studi sulla percezione del
suono, tra il 1856 ed il 1857 pubblicò un importante trattato sulla
percezione visiva dal titolo
Manuale di ottica
psicologica.
Il
fisico americano Nicholas Odgen Rood (1831-1902), fu una altro degli
scienziati le cui ricerche scientifiche sul fenomeno dei colori,
influenzarono notevolmente la pittura. Egli tentò di realizzare una vera
e propria convergenza tra il punto di vista artistico e quello
sceintifico. Tale suo sforzo lo portò a pubblicare un libro dal titolo
Modern
Chromatics, apparso nel 1879, il cui significativo
sottotitolo era: "Applicazioni per l'arte e l'industria". Egli tentò di
realizzare una classificazione sistematica e definitiva dei colori.
James
Clerck Maxwell (1831-1879) è uno dei più grandi fisici di tutti i tempi.
Nel 1859 Maxwell fece conoscere la sua
Teoria sulla
visione dei colori, che va considerata come l'origine
della misura quantitativa dei colori (Colorimetria). Grazie ad una serie
di esperimenti condotti con dei cerchi rotanti e con delle macchine
ottiche di sua invenzione, che gli permettevano di miscelare le luci
colorate controllandone con precisione le intensità, Maxwell riuscì a
creare dei diagrammi, famosi con il nome di Triangoli di Maxwell.
Dalla
fine dell'800 fino alla metà del '900, vennero pubblicati diversi
atlanti dei colori. Gli autori di questi atlanti si ponevano lo scopo di
realizzare degli strumenti comodi e completi per chi utilizzasse il
colore per scopi artistici e creativi. Il più conosciuto è
L'atlante dei
colori realizzato nel 1915 dal pittore americano Albert
Henry Munsell. L'atlante di Munsell, conosciuto anche come
L'albero dei
colori.
Gli
effetti del colore sul nostro organismo.
Una
precisazione, non tanto per pignoleria, ma per evitare di portare il
lettore a cadere nella classica trappola per cui, dovendo la sua
immaginazione creare degli schemi mentali per seguire il filo del
discorso, viene inevitabilmente a immaginare i colori come diversi fasci
di luce colorata riflessi dalle cose intorno a sé. Gli studi ci dicono
che nulla è a colori, nemmeno il fascio di un proiettore teatrale a luce
verde! La luce è invisibile fino a quando non si diffonde in qualche
materia (come nell'atmosfera terrestre) o fino a quando non incontra un
qualcosa da illuminare...insomma il fascio del proiettore teatrale a
luce verde è in realtà...bianco...fino a quando non arriva sulle nostre
rétine e da lì viene trasmesso come segnale neuronale al nostro
cervello; ecco, proprio nel nostro cervello nasce il verde!
Quindi
riprendo il discorso...la terza tappa non può che riguardare gli effetti
che la luce riemessa selettivamente (ciò che diventerà colori solo nel
nostro cervello) ha sul nostro organismo e di conseguenza sul nostro
atteggiamento psicologico.
E qui,
vogliate perdonarmi, bisogna chiarire un altro punto importante. Quando
la luce arriva su una qualsiasi parte del nostro corpo, non è che quella
parte o la pelle che la ricopre abbia determinate reazioni proprie e
disgiunte da tutti gli altri organi; la luce è vita perché attiva il
Sistema Endocrino il quale a sua volta scatena una serie di reazioni ben
strutturate in tutti gli altri sistemi funzionali del nostro organismo:
il Sistema Nervoso Centrale, Periferico, Immunitario, Neurovegetativo...
Questo
cosa significa; significa che se è vero che è il cervello a farci
percepire il mondo a colori, è vero anche che le diverse qualità e
quantità dei famosi fotoni vanno a determinare tutta una serie di input
che il cervello dà a tutto l'organismo. Siamo così entrati nella
Neurofisiologia ed è stata proprio questa neuroscienza a chiarire il
collegamento esistente tra un fattore fisiologico ed una risposta
psicologica e viceversa. Senza scendere in esempi particolari pensate
solo all'effetto diverso che hanno sulla nostra psiche una bella
mattinata di sole, una giornata di pioggia, la notte.
In
assenza di motivazioni particolari (come andare in giro di notte a fare
baldoria) la diminuzione della quantità di luce induce nell'essere umano
un abbassamento di tono fisiologico e funzionale, questo ci porta a
sentirci ottimisti e carichi come spunta il sole (anche se abbiamo fatto
la notte in bianco), a sentirci un po' depressi in una grigia giornata
di pioggia (piace ai romantici perché amano coltivare la loro vena
malinconica) e infine ad avere voglia di dormire (la melatonina secreta
dall'epifisi ha il suo picco massimo nel sangue intorno alle ore 1,30
per tutti noi, a casa o in discoteca!).
Una
Ferrari grigio metallizzato sarebbe sempre una Ferrari, ma non avrebbe
più quella fondamentale valenza eccitatoria della "rossa"...perché? La
simbologia, le tradizioni, le identità cromatiche ci portano oggi, dopo
secoli di "chissà perché" a trovare le spiegazioni nella Neurofisiologia.
Una
delle "porte di accesso" più verificabili attraverso le quali le
radiazioni luminose agiscono sugli equilibri del nostro organismo è il
Sistema Nervoso Neurovegetativo. Come illustrato dall'immagine si divide
in due sottosistemi che realizzano l'ottimizzazione di alcuni parametri
del nostro equilibrio fisiologico agendo in antagonismo tra loro (come
la maggior parte dei "sistemi" neurofisiologici dell'organismo). Come
verificato dalle esperienze mediche promosse dalla B&B COLORDESIGN su
circa 250 soggetti, le radiazioni luminose di bassa frequenza
elettromagnetica stimolano maggiormente l'attività del S.N.N.Simpatico
il quale, stimolando a sua volta le ghiandole surrenali, provoca un
aumento dell'adrenalina nel sangue, innalzando la frequenza cardiaca e
dandoci così quella sensazione psicosomatica che chiamiamo
"eccitazione", "ansia", "stato di agitazione". Il S.N.N.Parasimpatico
viene invece stimolato dalle radiazioni luminose di alta frequenza e,
agendo da antagonista-riequilibratore nei confronti del Simpatico,
inibisce la secrezione di adrenalina abbassandoci la frequenza cardiaca
e dandoci quella sensazione psicosomatica che chiamiamo "relax",
"tranquillità", "pace". Perché ho scritto sensazione "psicosomatica" vi
sarà ormai chiaro; la così detta "trasduzione di effetto" tra psiche e
soma e viceversa, che le neuroscienze hanno messo in luce, fa sì che
l'aumento della frequenza cardiaca indotta da un aumento "non basale"
(cioè non normale) dell'adrenalina stimoli a sua volta una generale
attivazione di tutti i sistemi di difesa e di attenzione dell'organismo
e della psiche; ci sentiamo pronti a scattare per fuggire o per
difenderci, ai nostri sensi viene tolta efficacia per concentrare tutte
le risorse di energia disponibili ai muscoli che si sono contratti; ecco
quindi che "psicologicamente" ci sentiremo eccitati o ansiosi,
positivamente o negativamente a seconda del contesto e tutto questo solo
perché abbiamo visto un po' di rosso? Ebbene sì!
L'esperienza non è certo nuova per l'essere umano ed è ora ormai facile
comprendere la ragione per la quale il rosso ha assunto la posizione di
colore simbolo di tutte quelle circostanze nelle quali i nostri avi si
sentivano eccitati, ansiosi, spaventati: il sesso, il pericolo reale o
quello cercato come in certi sport, la competizione, la lotta...di
contro è facile immaginare il perché è il blu a simboleggiare la
malinconia, la dolcezza (in senso "zuccherino"), la tenerezza, la pace
quindi la fiducia e la tranquillità; quando osserviamo il blu il nostro
polso rallenta, la pressione sanguigna si abbassa e quindi nel blu (e
nel violetto) vediamo la cioccolata al latte, la pasta alimentare, la
mozzarella, le auto delle istituzioni come Polizia e Ministeri (che
dovrebbero darci tranquillità e nelle quali dovremmo avere fiducia).
Capire i bambini con i colori
Uno
psicologo svizzero, Max Luscher ha steso alla fine degli anni '20, un
test dei colori che trovò rapida diffusione negli anni '60 in tutta
Europa e negli Stati Uniti, e oggi è utilizzato massicciamente dagli
psicologi.
Paola
Federici, psicologa e psicoterapeuta, ha scritto un libro: "Il tuo
bambino lo dice con i colori" (ed. Franco Angeli/Le Comete) nel quale,
semplificando il test di Luscher, fornisce un'utile guida per chi abbia
voglia di interpretare una particolare propensione dei bambini
all'utilizzo di alcuni colori piuttosto che di altri.
In
linea generale va detto che più il bambino è piccolo, più impulsivo è
nella scelta cromatica. Dai 3 ai 6 anni i piccoli sono attratti più dal
colore che dalla forma degli oggetti; tendono a preferire colori decisi,
dai toni molto forti. Dopo i 6/7 anni i toni si fanno meno violenti sia
per l'influenza della scuola sia per lo sviluppo della razionalità. Già
nel periodo della scuola materna la maggioranza dei bambini preferisce i
toni intensi e caldi, mentre solo i bambini più critici e molto
controllati optano per colori freddi - come il blu o il verde - ma si
tratta generalmente di piccoli con problemi emotivi. Tra gli 8 e i 10
anni il bambino coglie la relazione tra i colori e gli oggetti, scopre
la realtà e cerca di rappresentarla, scopre che il cielo è blu, i tetti
delle case sono rossi, le foglie verdi. In questa fase desidera essere
certo della validità delle sue scoperte: così colorerà il cielo sempre
di blu anche quando è grigio, le tegole dei tetti saranno sempre rosse
anche quando sono marroni e via dicendo. È questa l'età in cui è utile
effettuare il test dei colori per conoscere il loro reale stato
interiore ed emotivo. |