1.
LA PERSONALITÀ IN A.T.
a. Gli stati
dell'Io
Uno dei
concetti fondamentali dell'Analisi Transazionale è il MODELLO DEGLI STATI
DELL’IO (MODELLO GAB). Uno stato dell'Io è un insieme di comportamenti,
pensieri ed emozioni attraverso cui si manifesta la nostra personalità in un
dato momento. Ed è proprio tale maniera di reagire che darà vita a quelle
transazioni, ovvero scambi di informazioni e di sentimenti, che sono oggetto
di studio dell'A.T..
Secondo
questo modello esistono tre stati dell'Io distinti, più semplicemente, tre
modi di porsi nei confronti degli altri. Quando una persona reagisce in
maniera razionale ad uno stimolo esterno utilizzando, cioè, tutte le
capacità che ha a sua disposizione in modo adulto, si dice che si trova
nello stato dell'Io Io Adulto Adulto.
Se invece
reagisce in maniera paternalistica servendosi di comportamenti, pensieri e
sentimenti copiati dai propri genitori o da figure genitoriali di
riferimento, diciamo che si trova nello stato dell'Io Genitore.
Quando,
infine, reagisce in modo infantile come faceva quand'era bimbo, diciamo che
la persona si trova nello stato dell'Io Bambino.
Questi tre
differenti stati dell'Io rappresentano la struttura della personalità di
ogni persona e vengono convenzionalmente diagrammati come un insieme di tre
cerchi l'uno al di sopra dell'altro. Essi sono presenti in ogni persona, a
prescindere dalla sua età anagrafica, e sono attivati dal riascolto di
registrazioni cerebrali di eventi accaduti in passato conferendo così alla
personalità una struttura sana ed equilibrata. Accanto al menzionato modello
degli stati dell'Io troviamo versioni più dettagliate di tale modello che
considerano gli stati dell'Io in termini di struttura o di funzione. Il
modello strutturale degli stati dell'Io si interessa del loro contenuto,
mentre il modello funzionale si interessa del loro processo, più
precisamente suddivide i vari stati dell'Io per permettere di vedere in che
modo vengono da noi utilizzati.
Stato dell'Io Genitore
Comportamenti, pensieri ed emozioni copiati dai genitori o figure
genitoriali
Stato dell’Io Adulto
Comportamenti, pensieri ed emozioni che sono una risposta diretta al qui – e
- ora
Stato dell’Io Bambino
Comportamenti, pensieri ed emozioni sperimentati e riproposti dall’infanzia
Per sapere,
quanto ognuna di queste parti funzionali è importante nella
nostra
personalità possiamo utilizzare l'Egogramma elaborato da J. Dusay.
Esso è una
rappresentazione grafica e comparativa del modo in cui una
persona si
percepisce o è percepita dagli altri. Ne esiste una varietà infinita e
nessuno somiglia all'altro, anche se tutti hanno in comune determinate
caratteristiche.
E'
importante sottolineare che l'essenza dell'egogramma consiste nel
fatto che
esso deve essere utilizzato nel tentativo di conoscere meglio sé
stessi in
vista di futuri cambiamenti e di una futura crescita psicologica.
b. Contaminazione ed Esclusione
Distinguere
nettamente uno stato dell'Io dall'altro non è sempre
possibile,
così come non lo è passare di propria volontà da uno all'altro.
In effetti,
può accadere che uno di essi sia intimamente mescolato ad un
altro oppure
che una persona non riesca ad entrare o ad uscire
fluidamente
da un dato stato dell'Io.
Si
verificheranno, pertanto, quei fenomeni psicologici che E. Berne ha
definito
CONTAMINAZIONE ED ESCLUSIONE.
Si ha contaminazione quando uno stato dell'Io "invade", per così dire, il
territorio
di un altro.
A): La
contaminazione dell'Adulto da parte del Genitore implica che un
individuo
scambi erroneamente slogan genitoriali (peculiari) per una
realtà
dell'Adulto.
Rientrano in
questa casistica tutti quei pregiudizi e quelle credenze che,
per troppo
tempo nutriti e non contraddetti, hanno finito per venire
considerati
altrettante verità:
"I
meridionali sono pigri".
"Meglio non
fidarsi degli altri".
"Il padrone
ti sfrutta", e così via.
B): Si ha
contaminazione dell'Adulto da parte del Bambino quando un
individuo fa
affiorare alla propria coscienza convinzioni consolidatesi
durante la
Iª infanzia ad esempio: il timore che gli altri ridano alle sue
spalle. La
contaminazione del Bambino, tuttavia, investe una sfera più ampia,
come il
rimanere ancorato a quelle che Berne chiama Idee Fisse:
"Non sono
fatto per imparare le lingue."
"Non
riuscirò mai a smettere di fumare."
"Sono nato
grasso," e così via.
C): La
doppia contaminazione dell'Adulto, infine, chiama in causa
contemporaneamente gli altri due stati dell'Io, nel senso che l'individuo
ripropone
uno slogan Genitoriale, cui si adegua tramite una credenza da
Bambino e
scambia entrambe queste cose per la realtà.
Per esempio:
(G) "E'
dimostrato che le donne non pensano."
(B) "Alla
larga dalle bimbe."
(A) "Meglio
non fidarsi delle donne."
Con
l'esclusione, invece, uno o due stati dell'Io dominano il
comportamento di una persona.
Questi stati
dell'Io vengono definiti costanti o escludenti.
In linea di
massima, si può affermare quanto segue:
·
Una persona con un Genitore
costante affronterà il mondo
unicamente
attraverso un insieme di regole genitoriali, come capita
ad esempio
agli insegnanti, ai medici, infermieri, ecc., che tendono a
fare
prediche e a volte, a sconfinare nell'autoritarismo.
·
L'Adulto costante, tende a
mettere in secondo piano la propria
emotività e
a funzionare proprio come un calcolatore elettronico.
Molti
scienziati, soprattutto nel campo della ricerca e
sperimentazione, hanno questo Adulto costante.
·
Chiunque, infine, si trova
nel Bambino costante penserà, si
comporterà e
sentirà sempre come se fosse ancora nell'infanzia (Sindrome di Peter Pan).
Riterrà, ad
esempio, che sia suo compito specifico divertire la gente.
Questa è una
situazione peculiare a tutti coloro che operano nel mondo dello spettacolo.
Accade,
tuttavia, che molti individui utilizzino fondamentalmente soltanto due dei
loro stati dell'Io, escludendo il terzo.
·
Coloro che escludono il
Genitore tendono a rifiutare le regole già
stabilite e
preferiscono crearsene di nuove. Sono molto bravi a servirsi
del loro
Bambino creativo (Piccolo Professore) per afferrare al volo
quanto
avviene intorno a loro e ad adeguarvisi. Sono i cosiddetti
«volponi» e
possono essere: dei politici di razza, dei manager di
successo, ma
anche dei mafiosi di alto bordo.
·
Coloro che escludono
l'Adulto sono privi della capacità di esaminare
oggettivamente la realtà. Dentro loro si svolge un continuo dialogo
tra Genitore
e Bambino, finalizzato all'esplicitazione di sentimenti e
azioni che
possono anche apparire bizzarri, in quanto spesso avulsi
dalla realtà
concreta. Di solito, questa esclusione è di tipo patologico e
caratterizza, ad esempio, coloro che soffrono di Psicosi Maniaco-
Depressiva,
i quali alternano periodi di sovreccitazione fanciullesca a
periodi di
oppressività genitoriale.
·
Coloro che, infine,
escludono il Bambino lo fanno prevalentemente a
fini
difensivi e, pertanto, tendono a cancellare i ricordi immagazzinati
della
propria infanzia e i sentimenti ad essi correlati. E'
l'atteggiamento classico del «freddo calcolatore» o del «narcisista».
c. Transazione e
Comunicazione
La Transazione è un concetto fondamentale dell'Analisi Transazionale.
Essa è uno
scambio qualificato e caratteristico tra due persone o, più
esattamente,
tra un mittente che, attivando un proprio stato dell'Io, si
rivolge ad
uno degli stati dell'Io del destinatario (stimolo Transazionale),
e da un
destinatario che, a sua volta, reagirà a partire da un proprio stato
dell'Io
rivolgendosi ad uno degli stati dell'Io dell'altro (reazione Transazionale).
L'A.T.,
nella sua espressione più semplice, si occupa di diagnosticare quale stato
dell'Io ha provocato lo stimolo transazionale e quale ha messo in moto la
reazione transazionale.
Se ne può
agevolmente dedurre che un rapporto sociale, di cui la transazione è l'unità
fondamentale unità fondamentale, è caratterizzata, appunto, da una
successione
di transazioni il cui studio può consentire di comprendere
meglio il
fenomeno comunicazione.
Le
transazioni possono essere: complementari, incrociate e ulteriori e
riconducibili alle tre regole fondamentali della comunicazione di E. Berne.
La Iª regola
della comunicazione afferma che una transazione complementare ha la
caratteristica di essere prevedibile e fintantoché la transazione rimarrà
complementare, non ci sarà nulla nel processo di comunicazione che potrà
interrompere il flusso ininterrotto tra S e R o, almeno, fino a quando non
sarà stato raggiunto lo scopo desiderato.
I vettori
transazionali sono paralleli e lo stato dell'Io cui la persona si rivolge è
quello Adulto che risponderà. Possiamo, tuttavia, produrre tre altre
possibilità di transazione
complementare: quella da Genitore a Bambino, da Genitore a Genitore e
da Bambino a
Bambino.
La IIª
regola della comunicazione dice che una transazione è incrociata
quando il
dialogo si interrompe prima del raggiungimento dello scopo, a
meno che uno
dei due o entrambi gli interlocutori non decidano di
passare da
uno stato dell'Io ad un altro affinché il dialogo possa essere ristabilito.
In questa
situazione i vettori transazionali non sono più paralleli ma incrociati e
che lo stato dell'Io a cui ci si rivolge non è quello che risponde,
provocando una reazione inattesa.
Infine, la
IIIª regola della comunicazione sostiene che in una transazione
ulteriore
vengono trasmessi contemporaneamente un messaggio
manifesto o
a livello sociale, e un messaggio segreto o a livello psicologico
e che
l'esito in termini comportamentali di questa transazione è
determinato
a livello psicologico e non a quello sociale. In altre parole
Berne
sottolinea il fatto che se si vuole capire il comportamento bisogna
prestare
attenzione al livello psicologico della comunicazione.
Lo possiamo
fare attraverso quello che Berne chiama "pensiero
marziano"
che privilegia l'osservazione dei segnali non verbali utilizzati
durante la
comunicazione. Li troviamo nel tono di voce, nei gesti, nelle
espressioni
dell'atteggiamento corporeo e facciale, nella respirazione,
sudorazione
e così via.
Ogni
transazione, in verità, ha un livello psicologico (messaggi segreti)
oltreché un
livello sociale (messaggi manifesti). Ma in una transazione
ulteriore le
due cose non collimano.
I messaggi
trasmessi dalle parole sono contraddetti dai messaggi non
verbali.
d. Il Copione
Con il concetto di copione introduciamo un nuovo e fondamentale
aspetto
dell'A.T.
Esso indica
un programma di vita inconscio costruito su una decisione
presa
durante l'infanzia, rinforzata dai genitori e giustificata dai
successivi
eventi, che culmina in una scelta decisiva. (E. Berne, Ciao!…
E poi? p.
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Ciascuno di
noi, dunque, vivendo scrive ed interpreta una sorta di
copione le
cui istruzioni vengono registrate nello stato dell'Io Bambino
per effetto
delle transazioni che avvengono tra lui e i suoi genitori. Il
concetto,
tuttavia, è molto più ampio, e possiamo distinguere tra copioni
culturali,
sub-culturali e familiari.
I primi sono
quelli che affondano le loro radici nella cultura in cui gli
individui
nascono e si sviluppano. Ogni cultura ha il proprio tema di
copione: la
conquista militare per gli antichi romani, la diversità e
sofferenza
per il popolo ebraico, la lotta per la sopravvivenza dei pionieri
americani, e
così via.
I secondi si
sviluppano all'interno di una determinata cultura ma non
accettati
dalla totalità di questa. Il razzismo, anche semplicemente come
contrasto
tra nord e sud, potrebbe esserne un esempio quanto mai preciso
ed attuale.
I terzi,
infine, vengono sviluppati all'interno di alcune famiglie per poi
esercitare
pressioni sui figli affinché ne interpretino i ruoli.
Molti di
questi copioni, che possono essere identificati con frasi classiche:
“Noi Rossi,
non abbiamo mai chiesto niente a nessuno”, hanno finalità
generiche e
si traducono in comportamenti esistenziali. Sono convinzioni che l'individuo
accetta acriticamente (più precisamente il bambino durante la Iª infanzia) e
che si porterà appresso per tutta la vita. Tuttavia, per meglio comprendere
il copione è bene analizzare la definizione data da E. Berne già sopracitata.
In tale
definizione troviamo inseriti alcuni elementi rilevanti quali:
l'elemento
piano di vita, l'elemento rinforzo genitoriale, l'elemento
culmine e
l'elemento decisione.
1): Ciò in
cui la teoria del copione dell'A.T. si differenzia dagli altri è nel
sostenere
che il bambino componga, più o meno consapevolmente, un
piano
specifico della propria vita, più che semplicemente una visione
generale del
mondo. Questo piano di vita, dice la teoria, viene composto
sotto forma
d'azione drammatica, con una sua introduzione, uno
sviluppo e
una conclusione.
2): I
genitori anche se non sono in grado di determinare le decisioni di
copione del
bambino, di certo le influenzano fortemente lanciandogli
ripetutamente quei messaggi verbali già sopra riportati. Va, tuttavia,
sottolineato
che tali messaggi vengono completati e rinforzati anche da
componenti
non verbali, conformi all'atmosfera in cui il bambino cresce
ed agli
atteggiamenti di coloro che lo circondano.
3): Il
copione in quanto azione drammatica deve culminare in qualcosa,
cioè in una
conclusione, in una sorta di apoteosi. Secondo l'A.T., il
bambino non
si limita a scrivere il copione in quanto tale, ma scrive
anche la
scena finale; e non è da escludere che tutte le varianti e
aggiustamenti successivi, messi in atto in età adulta, mirino soprattutto
alla
realizzazione di quella scena finale (tornaconto del copione copione).
4): L'ultimo
elemento, la decisione, merita una particolare attenzione in
quanto
racchiude in sé una differenziazione assoluta dalle teorie del
behaviorismo, che, come sappiamo, postula l'importanza determinante
dell'ambiente per gli sviluppi futuri dell'individuo.
Invece,
secondo le osservazioni pratiche di Berne, quindi trasferite nella
teoria
transazionale, due bambini, nati nella medesima famiglia e vissuti
nello stesso
ambiente, possono elaborare copioni di vita totalmente
diversi.
Va,
tuttavia, precisato che, in A.T., il termine decisione va colto in una
sua
accezione particolare, più emotiva che razionale.
Infatti, le
decisioni di copione del bimbo non sono prese nel modo
riflessivo e
determinato che normalmente associamo alle decisioni prese
dall'adulto
ma da un esame prevalentemente emotivo della realtà in cui
il bimbo
agisce. Perciò, sono importanti i primissimi anni di vita di un
individuo e
soprattutto le prime esperienze inconsapevoli che un neonato
fa in
rapporto agli altri per la costruzione iniziale del copione.
Durante il
corso di vita di un individuo il copione da lui elaborato potrà
rivelarsi
difficilmente applicabile. L'Adulto, dovrà allora scegliere tra
impuntarsi a
realizzarlo, portandosi dietro la frustrazione di non aver
dato
continuazione alle proprie aspirazioni più genuine, o modificarlo,
trascinandosi appresso il rammarico di avere frustrato le aspettative
risposte in
lui dalle figure genitoriali che hanno contribuito a scriverlo.
Più
semplicemente, che sarà l'Adulto a dovere fare i conti con sé stesso e,
di fatto,
con gli altri due stati dell'Io (Genitore, Bambino).
In quest'ottica,
M. Janes e D. Jongewaard, due allieve di Berne hanno
elaborato i
concetti di vincente e di perdente. (Copione vincente e
Copione
perdente perdente)
Sintetizzando le conclusioni cui sono giunte le due autrici, possiamo dire
che è
vincente colui il quale sta bene nei propri panni, mentre è perdente
colui che
vorrebbe stare nei panni di qualcun altro.
Possiamo
concludere con due dichiarazioni di principio particolarmente
significative:
e. I Giochi Psicologici
In chiave Transazionale un gioco è una interrelazione tra due persone,
assimilabile
a una transazione duplice o ulteriore, perché si sviluppa
contemporaneamente sia a un livello sociale che psicologico, del quale,
come
sappiamo, dal capitolo dedicato alle transazioni, sono consapevoli
soltanto i
due interlocutori; o per meglio dire, giocatori che giocano
consapevolmente sul solo livello sociale. Ai fini dell'interpretazione dei
giochi, è
interessante la teoria di S. Karpmann secondo il quale in tutti i
giochi gli
interlocutori, anche se sono soltanto due, interpretano tre ruoli
di copione,
così denominati:
·
Persecutore (P)
·
Salvatore (S)
·
Vittima (V)
Il
persecutore considera gli altri inferiori a lui e non OK e lo stesso fa il
salvatore
con la differenza però che reagirà offrendo loro aiuto da una
posizione di
superiorità.
Una vittima
è una persona che si considera inferiore e non OK. I giochi
che prendono
l'avvio da questo ruolo tendono a rinforzare l'immagine
negativa che
uno ha di sé stesso: Io non sono OK e, quindi, devo essere
punito o
salvato.
All'origine
del ruolo c'è, ovviamente, una svalutazione.
Questi tre
ruoli danno vita ad un diagramma triangolare, dove ciascuno
di essi
occupa un vertice e che, pertanto, è stato denominato "Triangolo
drammatico
di Karpmann".
L'aspetto
più interessante del triangolo di Karpmann è che ciascuno dei
due
interlocutori può passare da un ruolo all'altro.
Questo
passaggio avviene solitamente nel momento in cui il gioco arriva
al colpo di
scena scena; una volta agganciata la vittima, il giocatore cambia
mossa e
capovolge la situazione per ottenere il desiderato tornaconto
(FINE,
solitamente negativo, cui tende il gioco).
Nel corso di
un medesimo gioco, tale capovolgimento di situazione può
avvenire più
volte. Il livello sociale A- - > A viene abbandonato balzando
in primo
piano le transazioni G - -> B e B - -> G.
Per uscire
da un qualsiasi gioco, una persona dovrà attivare il suo Io
Adulto che
la porterà ad instaurare una transazione complementare
orizzontale
A - - > A che produrrà risultati concreti risolvendo così ogni
problema.
Interessante è evidenziare come, a volte, un Educatore può attivare
inconsciamente questa triangolazione (P, S, V.) durante la sua attività
educativa.
Concludendo,
è evidente come tali giochi psicologici (dinamiche
nevrotiche
che seguono la IIIª regola della comunicazione di E. Berne)
influenzino
negativamente la relazione educativa.
CONCLUSIONI
Da quanto
sopradescritto si può evincere che l'utilità dell'A.T. per l’Educatore può
essere riassunta nei seguenti tre punti:
A) La
capacità e la competenza di saper analizzare le personalità di tutte
le parti
coinvolte nelle situazioni educative (famiglia, gruppo…) insieme alle
dinamiche
interpersonali che si sviluppano in itinere.
B) Sapere
utilizzare lo stato dell'Io adatto alle diverse fasi del processo educativo;
ad esempio
l'energizzazione del Genitore Affettivo per rassicurare l’educando, o del
bambino libero per creare complicità, etc…
C) Il
sapersi porre nella relazione educativa mantenendo uno stato
dell'Io
Adulto lucido e razionale, ossia non condizionato da eventuali
dinamiche
nevrotiche (Giochi Psicologici).
*Estratto dal sito IAT di Roma
www.sieb.org
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