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"Per noi la Santità
consiste nello
stare Allegri"
Don Bosco







"Per noi la Santità
consiste nello
stare Allegri"
Don Bosco


L'ANGOLO DI DON BOSCO

Meditiamo insieme a Don Bosco...

VISITA I LUOGHI DI DON BOSCO INSIEME ALLA COMUNITA'

Dagli scritti di San Giovanni Bosco:

Da mihi animas, caetera tolle.

Ho fatto sempre quello che ho potuto: quanto ancora resta da fare!... Ci penseranno i miei figli.

Sii con Dio come l’uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare, sapendo di avere le ali.

Facciamo noi quello che possiamo e il padre della misericordia aggiungerà ciò che manca.
Dio non si lascia vincere in generosità.  

Dio non abbandona nessuno; chi ricorre a lui con l’anima monda dal peccato e con la preghiera ben fatta, ottiene quanto gli bisogna. Nelle gravi necessità é tempo di far vedere se veramente confidiamo in Dio.  

Bisogna abbandonarsi nelle mani della Divina Provvidenza che non verrà mai meno. Chi si rimette pienamente a Dio, é impossibile che non venga esaudito. Confidate ogni cosa in Gesù sacramentato ed in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli.

Cominciamo in mezzo alle difficoltà; ma siate certi che coll’aiuto di Dio supereremo tutto.

Anche se molti ci abbandonano poco importa: è Dio che ci de­ve aiutare.

Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i giovani.

Chi protegge i ragazzi più poveri,
sarà benedetto da Dio nei pericoli della vita e protetto da Maria in punto di morte.

La fede è quella che fa tutto.

Ciò che santifica non è la sofferenza, ma la pazienza.

I poveri siano i nostri depositari, i nostri banchieri, e la Madonna si farà garante del vostro versamento. Portate i vostri interessi alla banca della Madonna, e grande sarà il frutto che ne avrete.

Il Signore ai grandi bisogni manda grandi aiuti.
Fa quello che puoi, e Dio farà il resto; egli non ti lascerà negli imbrogli se lavori per lui.
Coraggio, coraggio sempre; non stanchiamoci mai di fare il bene e Dio sarà con noi.

Ciò che vien chiamato previdenza, é cagionato da mancanza di fiducia nella Divina Provvidenza. 

In Maria ho riposto tutta la mia fiducia.
La Madonna non lascia mai le cose a metà.

Io vi raccomando di invocare sempre il nome di Maria, specialmente con questa giaculatoria: Maria Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi. É una preghiera non tanto lunga, ma che si esperimentò molto efficace. La nostra confidenza é nell’aiuto di Maria Ausiliatrice. Il Signore e la sua divina Madre non permetteranno che si ripeta invano: Maria aiuto dei Cristiani, prega per noi! 

La santa Vergine benedice chi si occupa della gioventù. Vi assicuro che la congregazione si dilaterà in modo meraviglioso e che a noi salesiani non mancherà nulla, finché ci atterremo all’educazione della gioventù povera, essendo quella la missione affidata a noi dalla Madonna.

Di tutto noi siamo debitori a Maria e tutte le nostre cose più grandi ebbero principio e compimento nel giorno dell’Immacolata.

Maria SS. è stata la fondatrice, e sarà la sostenitrice delle nostre opere.

 Si dica e si predichi sempre che Maria Ausiliatrice ha ottenuto e otterrà sempre grazie particolari, anche straordinarie e miracolose per coloro che concorrono a dare cristiana educazione alla pericolante gioventù colle opere, col consiglio, e col buon esempio o semplicemente con la preghiera…

Quando vogliate ottenere qualche grazia prendete come abitudine di recitare questa giaculatoria: Maria Auxilium Cristianorum, ora pro nobis... Moltissimi invocandola con questa giaculatoria, ottennero grazie speciali.

La porzione della società, su cui sono fondate le speranze del presente e dell’avvenire, la porzione degna dei più attenti riguardi è, senza dubbio la gioventù.

Nella persona dei poveri, dei più abbandonati é rappresentato il Salvatore. Dunque non sono più poveri fanciulli che dimandano la carità, ma Gesù é nella persona dei suoi poverelli.

La congregazione di San Francesco di Sales non è fatta solamente per i preti o per gli studenti, ma ancora per gli artigiani; ad essa può prendere parte chiunque abbia voglia di salvarsi l’anima.

Questi ragazzi dovrebbero trovare fuori un amico che si prenda cura di loro, li assista, li isruisca, li conduca in chiesa nei giorni di festa. Allora forse non tornerebbero a rovinarsi. Comunicai questo mio pensiero a don Cafasso, e col suo aiuto cercai il modo di tradurlo in realtà.

noi cerchiamo di fare di questi ragazzi ONESTI CITTADINI e BUONI CRISTIANI.

L’educazione è cosa di cuore, e Dio solo ne è padrone e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte e ce ne dà in mano le chiavi

Quando cominceranno tra noi le comodità e le agiatezze,
la nostra pia società avrà compiuto il suo corso.

Nel momento che comincerà ad apparire agiatezza nella persona, nella camera, nella casa, comincia nel tempo stesso la decadenza della nostra Congregazione.  

Io stimo che sia in condizione migliore una casa religiosa dove si prega poco, ma si lavora molto, di un’altra nella quale si facciano sempre molte preghiere e si lavori niente o poco.

 

Guai a quelle case nelle quali si incomincia a vivere da ricchi.


"Per noi la Santità consiste nel vivere nella gioia!"
Don Bosco

 

CHI E' DON BOSCO?




IL SISTEMA PREVENTIVO NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTU’


Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri attorno al così detto Sistema Preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il regolamento che finora si è quasi sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno che però sarà come l’indice di un’operetta che vo preparando, se Dio mi darà tanto di vita da poterla terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: in che cosa consiste il Sistema Preventivo, e perché debbasi preferire; sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.

1. In che cosa consiste il Sistema Preventivo e perché debbasi preferire:
Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. In questo sistema le parole e l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti.
Il direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare.
Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforma alle leggi e alle altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il Sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:
1. L’allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Né mai si adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato oppure inflitto, perché in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicché l’allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.
2. La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui non ha badato, che niente affatto ricordava nell’atto del fallo commesso e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l’avesse ammonito.
3. Il Sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo e anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono brutalmente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro educazione. Al contrario il Sistema Preventivo rende amico l’allievo, che nell’assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
4. Il Sistema Preventivo rende avvisato l’allievo in modo che l’educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo della educazione, sia dopo di essa. L’educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffici civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni, pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Repressivo.


2. Applicazione del Sistema Preventivo
La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di san Paolo che dice: "Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet: La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo". Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il Sistema Preventivo. Ragione e religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.
1. Il direttore pertanto deve essere tutto consacrato a’ suoi educandi, né mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo ufficio, anzi trovarsi sempre coi suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.
2. I maestri, i capi d’arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.
3. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. "Fate tutto quello che volete – diceva il grande amico della gioventù san Filippo Neri, - a me basta che non facciate peccati".
4. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, da cui si vuole tenere lontana la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto.
5. Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell’Istituto siano introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d’un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.
6. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studi di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell’Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo dell’educazione.
7. Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vorrebbe differire la prima comunione ad un’età troppo inoltrata, quando è per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell’anima benedetta.
8. I catechismi raccomandano la frequente comunione, san Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messe faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione non sia solo spirituale, ma bensì sacramentale, affinché si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino Sacrificio.


3. Utilità del Sistema Preventivo

Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà che però restano diminuite, se l’educatore si mette con zelo all’opera sua. L’educatore è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi.
Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:
1. L’allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l’educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.
2. Qualunque sia il carattere, l’indole, lo stato morale di un allievo all’epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicuri che il loro figlio non potrà peggiorare, e si piò dare per certo che si otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello dei parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principi, cangiarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffici nella società, divenuti così il sostegno della famiglia e il decoro del paese in cui dimorano.
3. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con tristi abitudini non possono danneggiare i loro compagni. Né i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perché non vi sarebbe né tempo, né luogo, né opportunità, perché l’assistente che supponiamo presente, vi porrebbe tosto rimedio.
Una parola sui castighi
Che regola tenere nell’infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso di castighi; dove la necessità chiede la repressione, si ritenga quanto segue:
1. L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo che eccita l’emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.
2. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già un premio o un castigo.
3. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto con la ragione e con la religione.
4. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, perché sono proibiti dalle leggi civili, irritano grandemente i giovani ed avviliscono l’educatore.
5. Il direttore faccia ben conoscere le regole, i premi e i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinché l’allievo non si possa scusare dicendo: Non sapevo che ciò fosse condannato o proibito.
Se nelle nostre case si metterà in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire né alla sferza, né ad altri violenti castighi. Da circa quarant’anni tratto con la gioventù, e non mi ricordo d’aver usato castighi di sorta, e con l’aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desideravo, e ciò da quegli stessi fanciulli, pei quali sembrava perduta la speranza di buona riuscita.


"Sii con Dio come l’uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare,
sapendo di avere le ali"
Don Bosco

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